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§BLOG TOUR§ Il padre di famiglia: ieri e oggi cosa è cambiato nel contesto familiare?

Buonasera miei lettori, come state? Questi giorni sono abbastanza frenetici, ma la soddisfazione nel fare eventi e nell'organizzare qualcosa che arrivi a voi lettori e che vi permetta di conoscere nuovi romanzi e i temi trattati al loro interno, ripaga di tutti gli sforzi. Quindi senza indugi e senza perderci troppo in chiacchiere, direi di iniziare con questa prima tappa del BLOG TOUR dedicato a "IL PEGGIORE DEI MONDI POSSIBILI".

Se ieri vi ho parlato e analizzato insieme a voi il romanzo "UNA BOCCATA D'ARIA", contenuto all'interno della raccolta realizzata dalla Mondadori, oggi Vogli addentrarmi nella tematica del romanzo e in particolare su quella che è la figura del padre nel contesto sociale. Voglio partire dall'etimologia del concetto di padre, per poi arrivare a parlare della sua trasformazione nella storia e concludere con le varie tutele che sono previste a livello giuridico qui in Italia circa la paternità.


§ Ringrazio la mia socia, Federica per aver organizzato insieme a me questo evento e per le stupende grafiche; un ringraziamento va anche alla casa editrice per averci concesso l'organizzazione di questo evento §


Il padre di famiglia: ieri e oggi cosa è cambiato nel contesto familiare?


Se cerchiamo il termine "padre" nel vocabolario possiamo ritrovare molteplici definizioni. Ma da un punto di vista etimologico, la parola padre vieni riconnessa al concetto di pane ed è composta da due parti: pa- che viene qualificata come inerente la nutrizione e pati, equiparabile al latino pater.

Questo porta a concepire il padre come colui che si occupa del sostentamento della famiglia e quindi colui che supporta, soprattutto economicamente, il nucleo familiare di cui è il capo,


Un altro significato è quello che riconduce la parola padre al termine latino pater, riferendosi al capofamiglia, colui che si occupa della famiglia, la protegge. Anticamente, infatti, la figura del padre non si riferiva al ruolo biologico che l'uomo aveva nel rapporto di filiazione con il nascituro, in quanto si sosteneva che non ci fosse nessun nesso tra il rapporto sessuale tra uomo e donna e la gravidanza: si pensava che la donna rimanesse incinta per volere di forze soprannaturali.

E' solo durante il Neolitico che si definisce una connessione tra gravidanza e paternità: si inizia così a concepire la figura paterna non solo come sostentamento della famiglia, ma come parte importante nella creazione di questa.


Come la figura paterna è cambiata nel tempo?


Nell'era preistorica vediamo che il ruolo paterno, come visto da vari studiosi, ha una veste marginale: egli è colui che è sposato e ha un rapporto con la madre, che invece ha un ruolo preponderante nel contesto familiare. E' la madre che sostiene la famiglia, non solo come colei che concepisce la prole, ma anche da un punto di vista dell'attività economica. Si parla di un vero e proprio matriarcato preistorico, ove la figura della madre è essenziale all'interno della famiglia: questo viene stabilito dagli studi fatti da Bachofen, che ovviamente sono state criticate da altri studiosi che, invece, si allontanano da questo concetto.


Il ruolo del padre cambia nettamente con il trascorrere del tempo: una veste diversa viene riconosciuta a questa figura nell'antica Grecia e nell'antica Roma, ove vediamo che l'uomo diventa non solo parte della famiglia, ma capo assoluto, con le sue regole e i suoi poteri.


La paternità, nel contesto dell'antica Grecia, vede un uomo che prima di tutto ha il compito, in seguito alla nascita del figlio, di riconoscerlo e di presentarlo come suo discendente dinanzi alla phratria, ovvero un insieme di famiglie. La scelta del nome spetta al padre, che poi in seguito si occupa della sua educazione, imponendo una serie di regole che dovranno condurre il figlio verso l'età adulta.

Nel caso in cui il figlio fosse di genere femminile, il padre aveva il compito di affidarla a un uomo, che diveniva suo marito, e a cui veniva affidata la tutela della stessa: il padre rinunciava a qualsiasi tipo di controllo sulla figlia per cederla a un altro uomo, che sarebbe divenuto il suo sostentamento economico e non.

Nel caso di figlio maschio, questo era obbligato a sostenere il padre e a prendersene cura nel rispetto della sottomissione e ubbidienza che aveva manifestato durante la prima parte della sua vita.


Da questo si evince che il ruolo del padre muta profondamente rispetto alla fase preistorica e che questo assume un compito che precedentemente veniva riconosciuto alla madre: nel contesto sociale questo porta a identificare il padre come un uomo severo, possessivo e incapace di provare emozioni nei confronti dei figli.


Analoga è la condizione del padre all'interno del contesto familiare nell'antica Roma: in questo caso emergono due nozioni fondamentali e che porteranno, anche da un punto di vista giuridico, a riconoscere un ruolo fondamentale nel padre. Questi due termini sono quello di pater familias e di patria potestas.

Il pater familias, ovvero il padre, era colui che aveva il pieno controllo non solo sui figli ma anche sulla moglie: egli era il capo supremo della famiglia e ogni decisione veniva vagliata da lui. Al pater venivano riconosciuti molteplici diritti e poteri che erano finalizzati a garantire, all'interno del contesto familiare, che si infondesse ubbidienza, sottomissione ed educazione, che avevano come scopo quello di introdurre i figli, ma non solo, nel contesto sociale.


In questa fase, viene individuato un ruolo diverso al padre che non è solo capo famiglia, ma anche sacerdote e giudice: egli compie i sacrifici all'interno dell'ambito familiare e così assicura una protezione divina all'interno della stessa. Nella sua veste di giudice, il padre aveva il compito di imporre le proprie regole e quando queste fossero violate, infliggere delle pene e sanzioni che potevano riguardare o meno l'ambito familiare.


La fase educativa del bambino si divideva in due parti: la prima, quella fino ai sette anni, era di competenza della madre; solo successivamente subentrava il padre, che si occupava personalmente di educare i propri figli.


facciamo un salto temporale...


Nel 1700 ci sono grandi cambiamenti nell'ambito familiare e in particolare nella veste ricoperta dal padre: la figura paterna inizia ad occuparsi dell'infanzia del bambino e incomincia a vacillare la figura autoritaria dello stesso. La figura del genitore come uomo severo, quasi tirannico, viene meno e si lascia spazio a un nuovo pater, ovvero più attento ai sentimenti dei propri figli e dove la sua auctoritas viene lasciata all'antichità.


Ma è il 1800 che grida ai cambiamenti nella figura del padre. In questo secolo il concetto di paternità non viene riservata esclusivamente ai ceti più abbienti, ma inizia a riconoscersi la possibilità di essere padre anche negli altri ceti sociali.

Importanti differenze tra ceti sociali si vedono anche all'interno del contesto familiare, in quanto il padre non sempre riesce a sostenere la propria famiglia da un punto di vista economico; dell'educazione inizia a occuparsi la madre, che segue in tal senso la prole.

Ma notevoli cambiamenti si determina anche in ambito giuridico ove vengono riconosciuti importanti diritti e doveri del padre: vengono intensificate le norme in materia di patria potestà.


In questo secolo il cambiamento del padre si qualifica in base ai mutamenti nei diversi ambiti sociali e in particolare in merito alla trasformazione nel contesto economico.

Il padre avrà un ruolo preponderante in ambito economico, sarà la forza-lavoro che garantirà un sostentamento alla propria famiglia, mentre la madre si occuperà dell'educazione dei figli: due ruoli diversi, ma di grande importanza per il futuro dei propri figli.


Ma oggi la figura paterna viene tutelata?


Oggi si parla di responsabilità genitoriale e ci si riferisce, a pari merito, di entrambi i genitori: questa viene riconosciuta egualmente a madre e padre, con la finalità di garantire che vengano preservati gli interessi dei rappresentati, ovvero i figli che non hanno ancora compiuto la maggiore età.


Sempre più spesso, però, risulta necessario garantire diverse forme di tutela nei confronti della figura del padre: ci domandiamo "Perché?" In particolare merita considerazione la condizione dei padri separati, che, purtroppo, si ritrovano a non vedersi riconosciuti i propri diritti come figura genitoriale. Questo si manifesta soprattutto quando non viene rispettato il diritto di poter vedere i propri figli: il genitore affidatario, infatti, deve garantire e preservare il rapporto del figlio con l'altro genitore, che molto spesso viene rappresentato dal padre.


La Cassazione si è espressa proprio in merito attraverso la sentenza n. 38608/2018, stabilendo che debba essere qualificato come reato l'impedimento da parte della madre di escludere al padre di vedere i propri figli.


Un'altra tutela viene prevista in ambito lavorativo: si tratta del cosiddetto "concedo parentale". L’ art. 4, co. 24, lett. a), della L. n. 92/2012 ha istituito il concedo obbligatorio o congedo facoltativo, che possono essere concessi al padre lavoratore che non vada oltre il quinto mese di vita del nascituro.

Siamo dinanzi a un diritto autonomo che può essere concesso anche qualora venga preso dalla madre: è una forma di tutela nei confronti del padre, che garantisce una condizione paritaria rispetto alla madre, garantendo un ruolo fondamentale al genitore.


Si tratta di piccoli passi avanti che garantiscono una condizione egualitaria tra i due genitori, che sempre più giocano un ruolo fondamentale nell'educazione e nel sostentamento emotivo ed economico dei propri figli.


Io spero che il mio articolo sia stato fonte di ulteriori conoscenze circa la figura del padre nei diversi contesti sociali e nella condizione odierna.


FONTI UTILIZZATE AL FINE DI SCRIVERE L'ARTICOLO:

Domani Federica del blog Infermieranerd vi attende con un nuovo e interessante articolo dedicato alla condizione della Spagna in seguito alla guerra civile... Che cosa aspettate?

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