Buongiorno miei lettori, oggi voglio parlarvi, attraverso le pagine del libro "Non sprecare il tempo, non sprecare l'amore" scritto da Ann Napolitano ed edito Mondadori, in uscita il 19 Maggio in tutte le librerie, di un tema importante che molte volte influisce nella nostra vita e determina delle conseguenze non solo nel presente ma anche nel futuro.
"QUANTO UN TRAUMA CONDIZIONA LA VITA DI UNA PERSONA"
Vi lascio la trama per poter in qualche modo iniziare a capire se questo libro può rientrare nelle vostre corde, se può essere una lettura a voi affine e che possa avere un posto nella vostra libreria, ma soprattutto nel vostro cuore.
Vi aspetto domani con la recensione completa qui sul blog e vi dirò cosa ne penso dalla A alla Z, ovviamente soffermandomi sulle sensazioni lasciate dalla storia in questione.
TRAMA:
È una mattina d’estate quando Edward Adler, dodici anni, suo fratello e i suoi genitori partono dall’aeroporto di Newark per raggiungere Los Angeles, dove li attende una nuova vita. Tra i 187 passeggeri ci sono una giovane promessa di Wall Street, una ragazza che ha appena scoperto di essere incinta, un veterano di ritorno dall’Afghanistan, un anziano tycoon della finanza e una donna che sta scappando da un marito opprimente. Le loro vite, come spesso capita in queste occasioni, iniziano a entrare in contatto.
Ma il volo su cui viaggiano non arriverà mai a destinazione e il piccolo Edward sarà l’unico sopravvissuto al disastro.
“Caro Edward ” Iniziano così le e-mail e le lettere che persone da tutto il paese inviano all’indirizzo dei suoi zii, dove “il ragazzo miracolato” – come lo definisce la stampa – è andato ad abitare. La sua storia cattura l’interesse di un’intera nazione mentre Edward combatte per stare al mondo senza la sua famiglia. Una parte di lui è rimasta in cielo, con i suoi compagni di viaggio.
Con una forza emotiva e una profondità dirompenti, Non sprecare il tempo, non sprecare l’amore è più di un grande romanzo: è una meditazione sulla vita, l’incontro con un cast di personaggi difficili da dimenticare e una riflessione sui modi sorprendenti in cui un cuore a pezzi impara ad amare di nuovo.
§ PREMESSA: quanto andrò a scrivere non vuole essere riconducibile a nessun tipo di approccio psicologico o inerente il campo della psicologia, in quanto non è il mio campo di conoscenza e non mi permetterei mai di esprimere alcun tipo di teoria che non mi compete §
Se ci soffermiamo sul concetto di trauma potremo trovare due diverse definizioni: una inerente il trauma fisico e una, invece, un pò più complessa che inerisce al trauma psicologico.
Ma domandiamoci: quale prevale sull'altro?
Edward Adler è solo un giovane ragazzo quando vive uno dei traumi più difficili da elaborare: è l'unico sopravvissuto di un disastro aereo che ha visto la morte non solo di 191 persone, ma ha determinato anche la scomparsa della sua famiglia, sua madre Jane, suo padre Bruce e suo fratello maggiore Jordan, a cui era estremamente legato.
Si sente solo, inadatto ma soprattutto prevale un senso di colpa per l'avvenuta sopravvivenza, rispetto ai suoi cari.
Come incide questo evento traumatico in Edward? A livello fisico sicuramente vi sono delle lesioni che porteranno il ragazzo ad avere costantemente dei problemi a livello di deambulazione. Ciò che risulta più duraturo e che condizionerà la vita del protagonista del libro è sicuramente inerente la sfera psichica: perdita dell'appetito, incapacità di relazionarsi, difficoltà a dormire, ma soprattutto un senso di inadeguatezza che lo porterà sempre a sfociare nel senso di colpa.
Nel corso della vita si possono determinare eventi che hanno come conseguenza dei veri e propri traumi che possono, a loro volta, condizionare più o meno l'esistenza della persona.
Il più delle volte, a seconda del tipo di trauma subito, la persona riesce a ripristinare in tempi brevi un equilibrio psicofisico; vi sono in altri casi dei soggetti che, invece, non sono in grado nell'immediato di adattarsi a ciò che si è verificato.
Vi sono diversi eventi, anche e soprattutto, storici che hanno determinato una componente traumatica in coloro che ne sono stati testimoni: uno tra tutti è sicuramente il conflitto mondiale che ha suscitato in coloro che sono sopravvissuti, soprattutto all'Olocausto, un'incapacità di vivere la propria vita, determinando più che altro una sopravvivenza a quanto è loro accaduto.
Possiamo, però, riscontrare come un evento non direttamente associabile come trauma possa in realtà, a seconda di come questo viene vissuto, essere concepito come un avvenimento traumatico, che comporta delle conseguenze circoscrivibili a tale contesto.
Un esempio che mi viene in mente è sicuramente la gravidanza, da sempre considerata una manifestazione positiva nella vita di una donna, alcune volte, a seconda anche di processi fisiologici, può determinare nella mamma un associazione a un evento traumatico, con relative conseguenze: depressione, inadeguatezza, insonnia, irritabilità, rifiuto del neonato ecc...
Se riflettiamo sulla condizione odierna, l'avvento del Coronavirus, prima a livello nazionale e poi a livello mondiale, ha determinato quello che potremo definire un vero e proprio evento traumatico. Non solo ha portato molteplici soggetti ad essere esposti al contagio e nei casi più estremi alla morte, ma ha determinato anche dei cambiamenti e condizionato la vita delle persone sotto diversi punti di vista. Tra questi possiamo annoverare sicuramente una crescente incapacità relazionale che potrà determinare delle conseguenze più o meno gravi nell'ambito sociale e nelle relazioni all'interno di un medesimo ambiente.
Sono del parere che questa situazione porterà a due diverse categorie di soggetti: chi soccomberà e chi, invece, riuscirà a reagire; tale analisi non riguarda il contrarre o meno il virus, ma si riferisce esclusivamente all'aspetto psicologico.
Ma dopo aver parlato delle esperienze che hanno condizionato la vita altrui, voglio soffermarmi su un evento traumatico che invece ha condizionato la mia vita.
Un evento piacevole e che avrebbe dovuto darmi solo felicità e grande soddisfazione, come l'esame di maturità, ha determinato in me, invece, una grande delusione per la prova orale. Questo evento che per alcuni potrebbe essere considerato di poco conto e che potrebbe essere sminuito con un "l'importante è prendere il diploma", ha determinato in me una grande insicurezza che purtroppo ancora oggi è insita in me. Per natura sono una persona molto autocritica che si analizza continuamente e che se non è soddisfatta di una cosa resta ore a riflettere su quali errori sono stati commessi e come avrei potuto migliorare: l'orale dell'esame di maturità è stato uno di questi.
Durante questi anni all'università spesso ho rivissuto questo accadimento che ha determinato in me un forte stress e non solo: l'insicurezza e l'inadeguatezza prima di un esame sono ancora oggi difficili da superare.
Vi ringrazio per aver letto questa mia tappa e tutte noi vi aspettiamo domani per la recensione del libro in uscita il 19 Maggio.
Vi ricordo che le tappe non sono finite e che nuovi articoli vi aspettano nei prossimi giorni; venerdì 15 Maggio andate a leggere la tappa di Fenice tra le pagine con il suo articolo su "Shopenauer, l'uomo e la visione del dolore"
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