Buonasera miei cari, come state? Qui iniziano ad arrivare le prime giornate fredde e il plaid è ormai tornato ad essere mio amico. Sapete che non amo questa stagione, quindi potete capire che il mio umore risulta altalenante e la mia voglia di fare è andata ormai in letargo.... Ci vediamo in primavera!!!
A parte gli scherzi, questa è, però, la stagione che ci permette di accoccolarci dinanzi al calore del camino e leggere, leggere e, ancora, leggere...
Ieri, qui sul blog, io e le altre ragazze vi abbiamo presentato il blog tour e review party dedicato alla raccolta di romanzi scritti da George Orwell: "IL PEGGIORE DEI MONDI POSSIBILI" edito Mondadori e che è uscito proprio oggi.
Questa sera vi voglio parlare di uno dei romanzi contenuti all'interno: nello specifico di "UNA BOCCATA D'ARIA", scritto nel 1939 e che ripercorre le vicende del protagonista, nonché narratore, di cui vi svelerò il nome più avanti.
§ Ringrazio la casa editrice, Mondadori, per aver concesso a me e alla mia socia Federica, di realizzare questo evento. Un ringraziamento speciale e di vero cuore va alla mia amica, che mi supporta sempre e che mi accompagna in questi viaggi letterari §
Titolo: Il peggiore dei mondi possibili_ Una boccata d'aria
Autore: George Orwell
Editore: Mondadori
Pagine: 936
Genere: Narrativa
TRAMA
George Bowling ha quarantacinque anni, un mutuo da pagare, moglie e figli da mantenere, un lavoro poco interessante e da qualche giorno anche la dentiera. Nell’Europa soffocata dai primi venti di guerra – siamo nel 1938 -, decide di lasciare la città e di rifugiarsi nel natio villaggio della campagna inglese per recuperare l’idillio e l’innocenza dell’infanzia. Spera così di sfuggire al soffocante ambiente domestico, o almeno s’illude di poter prendere una “boccata d’aria”. Accolto con grande favore dal pubblico e ritenuto dall’autore stesso una delle sue opere migliori, Una boccata d’aria anticipa la vena apocalittica e la lucidità profetica dei successivi, più celebri romanzi di Orwell.
RECENSIONE:
ci sono romanzi che possono sembrare banali dalla lettura della trama, quasi incomprensibili e non particolarmente invitanti. La trama è sicuramente un mezzo per comprendere se un romanzo è alla nostra portata, ma non deve essere la meta, non deve fermarci dal leggere o meno un romanzo, dall'approfondire quella che, probabilmente, nasce come una curiosità. I libri ci parlano e sta a noi ascoltare ciò che hanno da dirci: questo romanzo sarà stato in grado di comunicarmi qualcosa? Scopriamolo insieme.
George Bowling, un uomo grasso e per niente piacente, si trova a riflettere sulla sua esistenza, sul contesto familiare in cui vive e, ancora, sull'ambiente con cui ogni giorno deve confrontarsi. Egli è insoddisfatto della sua vita e non comprende come il mondo possa risultare corrotto, insulso e così malato. Inizia così una profonda analisi che riguarda la sua persona e ciò che lo circonda.
George matura quella che è la paura per una nuova guerra, che è sempre più alle porte, e si ritrova a tornare indietro nel tempo, alla sua infanzia, alla sua partecipazione alla prima guerra mondiale, fino a ricordare, con nostalgia, il suo primo amore. Poi ritorna alla realtà e alla sua totale insoddisfazione verso il mondo che lo circonda: ma come fuggire a tutto questo?
La narrazione si concentra sulla figura del protagonista, George Bowling, che si interroga, attraverso l'analisi di se stesso, del mondo circostante e su temi importanti quali la guerra e la paura che questa incute: egli è incapace di concepire un nuovo conflitto mondiale, in quanto questo comporta una serie di conseguenze che sono potenzialmente distruttive per l'uomo, per la loro condizione economica e non.
Orwell cerca di portare il nostro protagonista a riflettere sulla sua condizione precedente alla guerra, che lo ha scosso in modo particolare e a ripercorrere quella condizione pre-bellica, che lo ha caratterizzato per lungo tempo: è un ritorno al passato, al suo paese d'origine, che ormai sente estraneo.
Si tratta di un percorso che lo scrittore vuole intraprendere con il protagonista: George ha bisogno di tornare a casa per comprendere il suo percorso e per elaborare la condizione sociale in cui vive.
La figura del protagonista, nonché narratore, viene descritta in modo minuzioso dall'autore, che riesce a contornare sia il suo aspetto fisico, che in una fase iniziale la fa da padrona all'aspetto narrativo, per poi arrivare a delineare un pensiero complesso e di grande spessore, che porta a conoscere meglio non solo George ma anche le sue esperienze all'interno del contesto sociale.
Inizialmente ho avuto la sensazione di ritrovarmi dinanzi al protagonista del celebre romanzo di Pirandello "Uno, nessuno e centomila", ma poi andando avanti sono marcate le differenze tra i due personaggi: quello di Orwell va oltre quella che è la propria condizione, percorre un vero e proprio viaggio, non solo interiore.
Siamo dinanzi a un romanzo ove la penna di Orwell non è immediatamente riconoscibile, ma viene scoperta dal lettore piano piano, in particolare quando vengono affrontati determinati argomenti che sono una firma dello scrittore. Scritto nel 1938, in un momento particolare della vita dell'autore, egli da un contributo attraverso una visione della realtà che verrà enfatizzata nelle altre opere dell'autore.
Da un punto di vista dello stile di scrittura, ho notato che il romanzo ha una scorrevolezza che forse manca negli altri, come "1984" o "La fattoria degli animali", che risultano pregni di argomenti politici che, in alcuni casi, potrebbero essere pesanti e non apprezzati dal lettore. Sinceramente credo che questo romanzo sia una valida via di mezzo tra ciò che conosciamo di Orwell e quell'aspetto ancora ignaro,
VOTO: 3,5/5
Sicuramente è una lettura che ha la sua complessità, ma che riesce fin da subito a catturare il lettore e a trasportarlo nella mente del protagonista. Consiglio questo romanzo a chi vuole approfondire la conoscenza di Orwell e allontanarsi dal modello standard della sua scrittura, già conosciuta nei suoi più famosi romanzi.
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